Si continua a parlare di 5G, la nuova tecnologia che permetterà una connessione globale di tutto.
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2020 ODISSEA NELLO STRAZIO per chiedere il contributo mobilità.
Cronaca di una richiesta del bonus per rimborso acquisto bicicletta..
La saga del bonus mobilità: un inutile esercizio per ottenere ciò che è stato promesso
BONUS MALUS
Può essere considerato la metafora di un modo sciatto ed arrogante di amministrare la cosa pubblica, il paradigma di come si prendono in giro i cittadini. A livello di comunicazione è stato motivo di sfottimento del governo per mesi, a livello di effetti pratici è stato un esempio di provvedimento inutile, a livello operativo è stato un segno di totale inefficienza.
E’ il provvedimento preso dal governo per cui, a decorrere dal 4 maggio, chiunque ha acquistato una bicicletta, un monopattino o altro veicolo di mobilità personale a propulsione elettrica, può godere di un rimborso da parte dello Stato del 60% del valore fino ad un concorso di 500 Euro.
Quindi avendo comprata una bicicletta il 20 maggio,per farne regalo a mia moglie nel giorno del suo compleanno, mi aspetto che, tornato a casa, io possa accedere on line al sito dell’ente che gestisce l’operazione e possa fornire il mio IBAN affinchè mi venga accreditato il 60% di quanto ho pagato. Se non fossimo nella Repubblica delle banane!
Se ci si pensa, si tratta di un’operazione di un’estrema facilità che chiunque conosca i meccanismi della burocrazia può confermare. Invece no. Di rinvio in rinvio, di mese in mese, siamo arrivati a quello che hanno chiamato il “click day”: il 3 novembre, a ben sei mesi di distanza. Il 3 novembre, sul sito del Ministero dell’Ambiente, viene aperto un modulo on line per chiedere il rimborso.
Naturalmente tenendo conto dell’ordine di acquisto? Perché, se si è in una fila si viene serviti in ordine di arrivo. Invece no: il primo che arriva arraffa, all’italiana e, considerando che i fondi sono limitati e non bastano per tutti, non è una cosa di poco conto. Quindi, armato di tanta pazienza accendo il computer verso le 9,30 e, dopo qualche problema di accesso riesco aprire il modulo e mi appare una scritta:
Sei in attesa di accedere al
sito.
Quando sarà il tuo turno, avrai a disposizione 20 minuti di tempo per accedere
al sito.
Si ricorda che:
- l’ingresso alla sala d'attesa non dà la garanzia automatica del rimborso o
della generazione del buono mobilità;
- l’accesso e/o la registrazione al sito non dà diritto alla corresponsione del
contributo, che sarà erogato fino all’esaurimento dei fondi disponibili;
- l’accesso all’area riservata avviene esclusivamente con credenziali
SPID con livello di sicurezza 2;
- il tempo di permanenza all’interno del sito è stabilita in 20 minuti a
partire dall’accesso; nel caso in cui non riuscissi a completare la richiesta
di contributo nel tempo stabilito, verrai indirizzato al sistema di accodamento
e dovrai effettuare un nuovo accesso;
- in caso di richiesta di rimborso si consiglia di avere con sé iban,
copia elettronica del giustificativo di spesa in formato PDF, JPG o PNG (max
3MB) e partita iva dell’esercente;
E vengo a sapere di essere l’utente in coda n. 394.714. Il rimborso diventa un fatto secondario, devo comprendere fino a che punto può arrivare l’ottusità del sistema.
Anche se mi sento tanto scimmietta scodinzolante in attesa delle noccioline, invece che utente che sta reclamando un diritto, inizio ad attendere. Preparo tutti i dati richiesti compresi i codici SPID. Per chi non lo sa lo SPID è il sistema pubblico di identità digitale che permette l’accesso ai siti dell’amministrazione dello Stato. Per chi lo conosce sa bene che è un sistema che richiede difficoltà e spese per esservi registrati.
Forse il semplice utilizzo del Codice Fiscale, con cui si fanno le maggiori transazioni, poteva anche bastare per una semplicissima operazione di recupero di parte di ciò che si è pagato. Verso le 14,50 è il mio turno e provo ad entrare, inserisco le credenziali attraverso il servizio SPID che mi viene fornito da ARUBA ed attendo qualche secondo; il sistema mi comunica che il mio tempo è scaduto e mi invita a rimettermi in coda. Alle 14,55 sono di nuovo in coda ed il sistema mi dice che sono l’utente n 627.398. Ormai è un gioco e continuo a giocare.
Alle
18 circa il sistema si interrompe e nessuna notizia mi viene data; io ero il n
119.733 in coda. Con pazienza e rassegnazione mi accingo a riprovarci
l’indomani. Alle 9,30 del 4 novembre mattina accendo il computer, piu per curiosità
che per convinzione, entro nel sito del Ministero dell’Ambiente e leggo: La dotazione di risorse del «Programma
sperimentale buono mobilità» per l'anno 2020, pari a euro 215 milioni di euro,
somma sino alla cui concorrenza la Legge riconosce il diritto al beneficio, è
terminata nell’erogazione dei rimborsi e nella prenotazione dei buoni.
Il Ministero dell'Ambiente considera strategiche le politiche di incentivo alla
mobilità sostenibile ed in particolare alla mobilità dolce che consente di
soddisfare le esigenze di mobilità in ambito urbano con minimi o nulli impatti
ambientali. Per tali motivi il Ministero dell'Ambiente è impegnato nel reperire
ulteriori risorse da appostare per l'annualità 2020 del Programma sperimentale
buono mobilità.
Pertanto, quanti abbiano effettuato acquisti di beni e servizi incentivati dal
Programma tra il 4 maggio 2020 e il 2 novembre 2020 e non abbiano ottenuto il
rimborso per mancanza di risorse, sono invitati a conservare i relativi
documenti contabili.
Non sono deluso. Dal modo di governare di chi, in tempo di massima emergenza, è capace di lasciare migliaia di italiani senza cassa integrazione dopo mesi di attesa, di chi dimentica intere categorie senza il minimo sussidio, non potevo aspettarmi che avrebbe contribuito a pagare il regalo di mia moglie. Resta l’ennesima delusione, l’amarezza di vedere un Paese che va in pezzi, la rabbia di vedere il caos amministrativo di una burocrazia che fa a pugni con quella politica con cui dovrebbe collaborare.
Un’ appendice: la questua riapre il giorno 9 novembre. Ci riprovo; questa volta mi si chiede di pre-registrarmi ma, lo dice chiaramente il sistema, senza che questo mi dia diritto ad ottenere il rimborso. Provo di nuovo armato di SPID: il sistema mi dice di rivolgermi all’amministratore e, certo di non aver commesso alcune errore concludo che tutto ciò non abbia senso, per cui rinuncio. Un solo aspetto positivo: la fine di un’attesa kafkiana, l’attesa che un padrone stupido ed arrogante mi conceda quello che per legge è mio ma che non mi verrà concesso. Il fatto che ad altri sia stato concesso è solo l’ eccezione che conferma la regola: l’inefficienza che si sposa con l’iniquità.
Sergio Franchi
Una modalità lavorativa
che non giova all’ efficienza
LAVORO POCO SMART
Tra i piccoli e grandi traumi che il Covid si è portato con se ce n’è uno che viene ora camuffato come conquista sociale; l’ennesima modalità che importiamo dall’estero e lo facciamo nel modo sbagliato. Mi riferisco a quello che non si capisce perchè chiamano “smart working” e quale sia l’aspetto smart che, giova ricordare, sta per intelligente. Sarebbe il lavoro svolto da casa.
La legislazione italiana ufficialmente definisce questo modo d’impiego come “una modalità flessibile di lavoro subordinato, che può essere svolto in parte all'interno dei locali aziendali e in parte all'esterno, utilizzando strumenti tecnologici, seguendo gli orari previsti dal contratto di riferimento e prevedendo l’assenza di una postazione fissa durante i periodi di lavoro svolti all'esterno dei locali dell'azienda”. Che, poi, non significa molto e sa solo di una clausola che deriva da qualche trattativa sindacale.
Ma il Covid ha forzato il sistema ed ha reso questa modalità di lavoro come un modo per continuare a produrre senza uscire da casa. Poi una politica incapace di grandi progetti e priva di una visione organica di società, ne sta gestendo l’utilizzo come un pannicello caldo per coprire altre carenze organizzative e qualcuno lo sta contrabbandando come il modo ottimale di lavorare.
Ma, vediamo come stanno le cose: secondo dati statistici pubblicati a livello internazionale e basati su circa 50.000 interviste mirate, il lavoro agile viene già praticato dalla metà dei “lavoratori di pensiero”, manager e professionisti, i quali esplicano la loro attività operativa dalla propria abitazione per 2,5 giorni di media per settimana mentre la percentuale scende a circa il 13% fra i lavoratori autonomi .
Nell’ ambito del lavoro dipendente il lavoro a distanza viene praticato da oltre il 5% dei lavoratori dirigenti, da circa il 3% degli impiegati di concetto e da meno dell’1% degli operai. Nei casi presi in esame, però, quel tipo di impiego non è stato dettato da ragioni emergenziali ma risulta da schemi lavorativi studiati per le esigenze degli enti e delle ditte e finalizzati al massima funzionalità coniugata con il benessere del personale.
Insomma quelle scelte sono basate su una struttura operativa ben calibrata alle esigenze della produzione ed non all’ improvvisazione di politicanti che scambiano una costrizione emergenziale con una soluzione funzionale del complesso mondo del lavoro. Questo è accaduto ed accade ancora presso molte entità statali o grossi sistemi complessi di assistenza anche privati. Prendiamo un esempio. Se uno chiede assistenza al servizio Vodafone o di altro gestore telefonico potrà trovare due risposte: la prima, con l’assistenza che viene fornita dall’ Albania o dalla Romania; la seconda, con l’assistenza che viene fornita dall’ Italia.
Tutti sappiamo come va con l’assistenza da parte di un call center straniero, si rischia di concludere il collegamento con qualche brusca imprecazione. Resta il collegamento con il call center italiano per avere assistenza qualificata, anzi restava. Ora quasi tutti questi servizi operano in smart working e quindi, mentre si parla con l’operatore, si può sentire un bambino che piange oppure sentire la conversazione spezzettarsi per un collegamento poco efficiente.
Quello che si continua a sottovalutare è che il lavoro a distanza è innanzi tutto un problema di organizzazione tecnologica, di sistema e di gestione e, se il suo impiego viene adottato per combattere il contagio, ridurre il traffico sui mezzi pubblici o gli assembramenti non ci si può aspettare che esso sia efficace. Si legge che lo smart working serve per risolvere il problema delle lavoratrici madri, sotto intendendo quindi che la madre deve anche accudire la famiglia, mentre sta lavorando e questa prospettiva viene contrabbandata come un soluzione favorevole alle donne.
Non so, forse bisognerebbe chiederlo a loro e poi misurare il livello di efficienza. C’è poi la diatriba sull’efficacia dell’insegnamento a distanza con argomentazioni che fanno rabbrividire i sociologi. Ho seguito questo aspetto attraverso l’esperienza di un paio di docenti di scuola dell’obbligo che insegnano in un popoloso quartiere di Roma e, sotto giuramento di non fare i loro nomi o quello del loro istituto, mi hanno parlato di un fallimento quasi completo. Insegnare con l’uso di un cellulare o di un tablet utilizzando una rete poco affidabile e sovraccarica, con piattaforme lente e poco capienti, collegarsi con bambini che non dispongono nemmeno di un terminale, deve essere un esercizio di stress control e certamente un metodo alquanto discriminatorio.
Non è vero che lo smart working sia un sistema di lavoro del tutto solo negativo. Niente affatto. Quello che conta è che esso venga accompagnato, caso per caso, da considerazioni di opportunità anche temporale, sia fatto precedere dall’ adozione di sistemi operativi che pongano il lavoratore nelle condizioni di accedere, sia in fase in input e sia in quella di output a banche dati e piattaforme adatte a riprodurre le condizioni di lavoro ed il sistema di contatti che permettano un grado di efficacia paragonabile quello che si raggiunge con la presenza nella sede di attività.
Ma il lavoro, per molti lavoratori di livello medio e basso, non è solo fonte di guadagno e di realizzazione sociale ma è anche un mezzo per evadere da un quotidiano che spesso non è molto gratificante e questo è particolarmente valido per le donne. Il lavoro è anche elemento di socializzazione e di confronto, il lavoro è dibattito, il lavoro è amicizia, il lavoro è complicità, il lavoro è solidarietà, tutti aspetti che la distanza ostacola.
Inorridisco al pensare una società di milioni di persone nel loro involucro che producono controllati da grandi e piccoli fratelli. Ve le immaginate le lotte sindacali e le conquiste sociali organizzate in smart working?! Intanto, in una realtà del tutto alienante che un virus ha imposto e che dalla quale non sembra ci si voglia affrancare, molte attività continuano ad operare a distanza con un efficienza molto discutibile. Sono centinaia di migliaia le persone, e non penso solo ai navigators, che stanno in casa senza fare o poter fare niente e continuano a prendere lo stipendio.
Un uomo pratico e di esperienza, come il sindaco di Milano Sala, ha voluto sintetizzare senza mezzi termini il suo giudizio sul lavoro a distanza “ora bisogna dire basta allo smart working, bisogna tornare a lavorare”. Forse il suo invito è stato alquanto improvvido e poco politically correct ma certamente non era privo di una sua consistenza logica.
La tecnologia moderna ha
gradualmente trasformato il modo di
comunicare in un’attività indiretta, un modo di interagire attraverso un
intermediario spesso invasivo e pericoloso. Il modo di comunicare, specialmente
fra i giovani, sembra allontanare socialmente invece che avvicinare una
generazione che ha tanto bisogno di socializzazione. Lo smart working
utilizzato al di fuori delle finalità legate strettamente alla funzionalità non
può che contribuire alla progressiva alienazione sociale.
Sergio Franchi
Il
punto di vista di Uniti Per l’Ambiente sul nuovo capitolato per la raccolta dei
rifiuti
PIENA
DISPONIBILITÀ’
L’onestà
intellettuale con cui cerco di pormi nei confronti di qualunque interlocutore
pubblico mi impone di dare atto di fatti
anche quando contrastano con convinzioni maturate nel tempo. Uniti Per
l’Ambiente (UPA) è un coordinamento informale fatto di associazioni, comitati e
tante persone che hanno deciso di fare sinergia nel tentativo di migliorare il
territorio di Anzio. Per decisione del Sindaco e del Presidente della
Commissione Ambiente UPA fa parte delle Commissione come membro esterno. Nelle
due ultime riunioni della Commissione, in cui si è anche discusso del futuro
sistema di raccolta dei rifiuti nel territorio comunale, il rappresentante di UPA non è stato invitato.
Ne è nata una piccola contestazione, ne sono seguiti chiarimenti ed è stata
confermata l’importanza che UPA porti l’opinione della gente che cerca di
rappresentare nell’ambito della commissione e, nel caso specifico, che possa
esporre il proprio punto di vista sulle modalità di gestione della raccolta dei
rifiuti del prossimo periodo contrattuale. Al rappresentante di UPA era stata
quindi preclusa la lettura del Capitolato di gara che è avvenuta da parte dei
Commissari durante l’ultima riunione. Ha provveduto, con efficacia e
tempestività , il Sindaco di Anzio che ha invitato il sottoscritto, a nome di
UPA, a prendere visione del documento tecnico
ed a formulare proposte. Non potendo, per comprensibili ragioni di
riservatezza, consegnare una copia del capitolato è stato permesso che lo
stesso, pur con qualche comprensibile limitazione, venisse preso in esame il 13
ottobre nella saletta della Giunta a Villa Sarsina. Appare logico e
comprensibile che la disponibilità dell’Amministrazione significhi anche coinvolgimento e responsabilizzazione di
cittadini e gruppi che per anni hanno criticato e criticano il servizio. E’ una
responsabilizzazione che UPA accetta, perchè il suo intento è solo quello di
migliorare il servizio. Come è logico, però, che tale responsabilizzazione sarà
intimamente legata al grado di partecipazione effettiva alle decisioni ed all’accettazione
di quanto viene proposto e condiviso. I commenti ed i suggerimenti che seguono sono stati inviati a Comune di
Anzio.
1. Premessa
Il
Capitolato d’appalto costituisce l’impegno normativo che entrerà nel contratto
di gestione della raccolta dei
rifiuti solidi urbani. La sua struttura
e la sua capacità di adattamento alle condizioni reali del territorio
costituiscono elementi fondamentali del successo del progetto. Gli scarsi
risultati della passata gestione, però, sono dipesi solo in parte dalle scarsa funzionalità delle
modalità previste e quindi dal capitolato d’appalto che fu redatto per andare
in gara. Notevoli responsabilità vanno anche attribuite a:
a.
Mancanza
di coinvolgimento dell’utenza a livello della definizione delle modalità del
servizio.
b.
Mancanza
o cattiva attuazione di alcune prescrizioni contrattuali.
c.
Carenza
operativa da parte della ditta.
d.
Carenza
di controlli a livello della fiscalità che finanzia la raccolta.
e.
Carenza
dei controlli sul territorio presso l’utenza inadempiente.
f.
Carenza
di controlli sul territorio.
g.
Pessima
rispondenza e scarsa partecipazione dell’utenza.
h.
Carenza
a livello gestionale.
2. Considerazione
generale
Uno
degli elementi che hanno decretato il carente risultato della gestione passata è senza dubbio quello
del drammatico accumulo di rifiuti nelle strade dei quartieri di Anzio che si è
verificato specialmente nel periodo primavera-estate. Un fenomeno che deriva
dal coacervo di deficienze sopra indicate e che ha anche costituito un
rilevante spreco di risorse economiche.
L’abbandono di rifiuti in strada è spesso conseguenza di cattiva impostazione della raccolta. Ritengo essenziale partire da un presupposto: Il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani deve controllare,
anche se con modalità e responsabilità diversificate, ogni tipo di rifiuto.
Sempre. Nessun materiale deve essere respinto; ogni rifiuto non accettato o di cui sia difficile la
deposizione da parte dell’utente diventa, nella stragrande maggioranza dei
casi, un rifiuto abbandonato in
strada. Abbiamo osservato decine di
esempi di materiali, come inerti, lastre di cemento amianto, arredi di
materiale termoindurente ecc, rifiutati dai centri di raccolta che, almeno
nell’80 % dei casi, sono stati successivamente trovati al bordo della strada e, quindi, “bonificati” e “smaltiti” a carico della
collettività. Le tonnellate di rifiuti abbandonati di fronte ai centri di
raccolta sono un’ulteriore conferma.
Questo costituisce un inutile doppio onere economico sia per la bonifica sia per lo smaltimento speciale
del rifiuto non controllato . Ovviamente
lo smaltimento di un materiale
particolare deve essere finanziato da chi lo deposita e
l’unico modo per verificare che ciò avvenga è quello di controllarlo e cioè di
gestirlo insieme a chi lo produce. Si suggerisce di specificare questo aspetto
nel capitolato di gara come onere della ditta che verrà retribuito direttamente
dagli utenti interessati. Alla stessa stregua la ditta deve avere la capacità
di prelevare ingombranti e materiali “speciali” presso l’utente come servizio
oneroso per l’utente stesso. Si raccomanda un listino separato di
servizi a pagamento diretto da parte degli utenti al fine di integrare quelli
generali forniti come base contrattuale
e per evitare che molti di quei rifiuti finiscano in strada e debbano essere
raccolti e smaltiti con finanziamento pubblico.
3. Considerazioni
e suggerimenti.
a.
Dalla lettura del capitolato emerge subito che esso
non è flessibile e non si discosta di
molto dalle modalità di quello che lo ha preceduto; il cui obiettivo minimo era di raggiungere il
65% di differenziata entro il primo anno di gestione che, in termini
pessimistici significa che l’obiettivo minimo, a fine contratto, sarebbe dovuto essere di almeno
75%. Nel presente Capitolato non è
indicato il livello calcolato della differenziata di partenza e viene fissato
il valore del 70% (art 5) come obiettivo contrattuale che, anche se è definito
minimo,è ritenuto piuttosto basso.
b.
Il
capitolato sottolinea l’importanza del compostaggio domestico e di gruppo. Si
indica il numero di 1000 compostiere singole e non se ne definisce la
tipologia. Si ha notizia di migliaia di compostiere già fornite in passato di
pessima qualità e mai utilizzate. Andrebbe definita la tipologia di una
compostiera di qualità e reso tassativo
il tempo non solo di fornitura ma anche quello di effettiva distribuzione ai
richiedenti la cui lista è già in possesso del Comune (art 4). Non si rilevano
le reali modalità di come il compostaggio di gruppo verrà eseguito. Si evidenzia che attualmente molte utenze
sono sprovviste di mastelli colorati funzionanti per le varie frazioni di
rifiuti. Si raccomanda che il capitolato preveda la possibilità di sostituire i
mastelli deteriorati o perduti durante il periodo del contratto per un limitato
numero di volte in modo gratuito e comunque sempre dietro pagamento del loro
costo. Attualmente si stima che circa il 20% dei mastelli siano mancanti mentre
il 60% dei rimanenti sia danneggiato.
c.
Il
capitolato ripete (art 8), anche se con un’impostazione leggermente diversa,
l’errore fondamentale di non considerare la frazione verde come sesta frazione domestica. Si raccomanda con insistenza di prevedere
la raccolta generalizzata del verde, prodotto dai privati e proveniente
da giardini, fissando un giorno alla
settimana senza alcuna prenotazione. Come
avviene in tutti i comuni in cui il servizio viene effettuato con maggiore
efficienza. I sacchi dovranno essere trasparenti e
dovranno essere lasciati al di fuori della proprietà in modo che non siano d’intralcio; come avviene per le altre
frazioni di rifiuti. Si raccomanda di evitare il sistema della
prenotazione, in quanto del tutto
inutile e non funziona come non ha funzionato. Si fa presente che la raccolta
del verde con cadenza settimanale, attuata dall’Ass. Ranucci, anche se non
perfettamente eseguita, ha ridotto di circa il 20% in volume, la quantità di rifiuti abbandonati
in strada nel periodo di attuazione. Si
rileva che, nei periodi maggio-settembre, la quantità dei rifiuti verdi
abbandonati in strada rappresenta, in volume, circa il 40-50% del totale e che essi, in tale
configurazione, diventano rifiuti indifferenziati e
quindi smaltiti a finanziamento pubblico invece che privato ed ad un
prezzo decisamente piu alto. Questo costituisce un cattivo impiego del danaro
pubblico.
d.
Prelievo
di legno, inerti, RAEE ecc. (art 9,10 e 14). Il servizio non può forzare
l’utente a recarsi a depositare materiali pesanti e speciali presso i punti di
raccolta. Un’analisi dell’utenza, specialmente delle periferie, mette in luce la forte presenza di cittadini anziani e con
patologie per cui il capitolato deve
prevedere anche un agile prelievo presso le abitazioni, deve prevederne le
modalità e l’eventuale contributo da
pagare a parte, commisurato alla tipologia del rifiuto ed ai possibili costi di
smaltimento, per i rifiuti “speciali”.
Non è accettabile, in base alla
normativa vigente, costringere un cittadino invalido a dichiarare la propria invalidità per ottenere un
servizio gratuito di prelievo presso al propria abitazione a meno che non desideri
farlo spontaneamente. Il prelievo presso le abitazioni deve avvenire nel
termine massimo di 48 ore dalla telefonata e non dalla conferma della sua
esecuzione, perchè questo aspetto da
alla ditta una flessibilità che provoca solo disservizio. E’ essenziale
che il servizio possa essere agevolmente utilizzato da utenti che
versano
e.
Isole
ecologiche (art 19). Esse rappresentano una valida soluzione di raccolta,
specialmente per l’utenza “saltuaria”. Basta percorrere in estate la via
Ardeatina, la via Nettunense, lo Stradone di Sant’Anastasio , la via delle
Cinque miglia ed altre strade con cui si accede ai Anzio, per comprendere l’importanza di tale
provvedimento. Si precisa che lo stesso provvedimento era incluso nel contratto precedente e che esso non à
stato attuato. Si raccomanda che le piazzole relative alle isole ecologiche
siano meglio definite e che siano realizzate in modo permanente nelle
ubicazioni previste, siano di dimensioni adeguate e costruite secondo la
normativa tecnica prevista con particolare riferimento all’illuminazione
notturna. Si raccomanda che esse dispongano di adeguata cartellonistica che ne
spieghi in funzionamento. Le due isole ecologiche devono essere presidiate
durante i sette giorni della settimana nei mesi di luglio e agosto ed anche nelle ore serali dei weekend e comunque sempre controllate da una telecamera. L’abbandono
dei rifiuti in strada avviene in gran parte nelle ore serali. Si raccomanda di
fissare un termine di giorni 180, dalla firma del contratto, per la
realizzazione e la messa in funzione delle piazzole.
f.
Informazione
e sensibilizzazione (art 27). I rapporti tra l’utenza ed il servizio
costituiscono un elemento essenziale per il suo buon funzionamento. Il
Capitolato dedica un’ampia parte alla sensibilizzazione degli utenti e ad
un’adeguata informazione. Costringendo però l’utenza ad un ruolo solo passivo.
Si ritiene essenziale, come queste note intendono fare, che l’utenza sia
partecipe al livello di definizione e non solo a quello di presa visione delle
modalità già definite. Informare gli utenti su come funziona un servizio di cui
essi non condividono le modalità non contribuisce al successo del servizio stesso. Resta
comunque valida la proposta di sensibilizzazione ed informazione riportata in
capitolato.
4.
Conclusioni
Queste
note sono solo un contributo su alcuni
aspetti del servizio di raccolta dei rifiuti fatte in base
all’osservazione sul territorio durata molti anni. Uno degli elementi che hanno
caratterizzato il cattivo funzionamento ed i risultati carenti del periodo
trascorso è quello relativo alla mancanza di un’adeguata ed efficace
comunicazione tra utente e servizio. Il farraginoso metodo di prenotazione, la
difficoltà di comunicare con la ditta,
l’assenza di un valido strumento di controllo nei casi di inadempienza, sono
solo alcuni degli aspetti che hanno
contribuito all’ esasperazione dell’utenza ed all’abbandono di rifiuti sul
suolo pubblico. Gli uffici del Comune, spesso coinvolti nelle diatribe tra
utenze e ditta, hanno fatto il possibile nel
dare risposta e nel fare da
tramite. Il Capitolato definisce il metodo di comunicazione ma non ne dettaglia
il tipo di potenzialità, esso ricalca quello del precedente contratto che ha
mal funzionato. Si raccomanda la definizione di un numero verde dedicato e
personalizzato a questo specifico contratto e quindi alla zona di Anzio, che
sia facilmente memorizzabile e che, specialmente nei periodi estivi, sia sempre
accessibile e presidiato, nei sette giorni della settimana nelle ore di
servizio, da personale capace di dare
istruzioni e consigli su problematiche che riguardano il servizio ed i rifiuti.
Parimenti dovrà essere divulgato il numero presso l’Ufficio Ambiente da
utilizzare ed un indirizzo di posta elettronica a cui segnalare eventuali
disservizi.
Chi
ha redatto queste note resta disponibile a discuterne il contenuto, a discutere
di altri aspetti del servizio ed a collaborare al buon funzionamento di un
servizio di cui si condividono le modalità.
Sergio Franchi
UnitiPer l’Ambiente scrive all’ ARPA.
SI FACCIANO I CONTROLLI SUL SERIO
Scrivo
per conto di UNITI PER L'AMBIENTE (UPA) il coordinamento di Associazioni e
Comitati di Anzio che opera in difesa dell'ambiente ed il territorio.
La presente è per richiamare la Vostra attenzione sulla centrale biogas gestita ad Anzio dalla ditta Asja Ambiente. Come si evince dal documento di sintesi allegato tale centrale è stata realizzata al di fuori delle norme di sicurezza e quindi deve essere chiusa per preservare l'incolumità degli abitanti ed a questo punta la nostra azione.
Sta di fatto però che essa sta attualmente causando seri problemi a causa delle emissioni odorigene. Siamo a conoscenza che Codesto Ente ha installato un'apparecchiatura che dovrebbe rilevare tali emissioni ma è nota la difficoltà che ciò produca risultati apprezzabili. Riteniamo necessario che codesto Ente organizzi una raccolta articolata di dati sul territorio attraverso interviste con gli abitanti e che tenga conto, cioè, della situazione realmente percepita e non solo di quella rilevata da UNA centralina posta in UNA ubicazione e con una validità legale che è spesso confutata dal Giudice.
Mi permetto di rimandare ad una delle sentenze di merito della Cassazione, la n. 42387 del 2011, che ha decretato che "Anche, rifacendosi alla precedente pronuncia numero 19206/2009, nel caso di emissioni idonee a creare molestie alle persone che siano rappresentate da odori, il giudizio sulla loro esistenza e sulla loro non tollerabilità può basarsi anche solo sulle deposizioni testimoniali.
Ciò soprattutto
se i testi siano a diretta conoscenza dei fatti e rendano dichiarazioni che non
si risolvano in valutazioni meramente soggettive o in giudizi di natura
tecnica, ma abbiano ad oggetto circostanze oggettivamente percepite".
Mentre restiamo disponibili per
fornire la collaborazione eventualmente richiesta porgiamo saluti distinti.
Il
Coordinatore di UPA
Il
mondo scientifico è diviso sui danni che il sistema 5G può produrre
CHE SUCCEDE AD
ANZIO?
E’ stato costituito un nucleo tecnico che, nell’ ambito di Uniti Per l’Ambiente, si sta occupando di approfondire gli aspetti legati alla problematica del nuovo sistema di trasmissione dati comunemente chiamato 5G (quinta generazione). Questo è un grosso problema che, interessi economici e potentati politici di vario tipo, complice la stampa, stanno cercando di tenere in sordina.
E’ un sistema che sposta capitali immensi e quindi si può comprendere che chi quei capitali muove voglia farlo senza alzare troppa polvere. L’approccio di Uniti Per l’Ambiente non è ideologico perchè, se lo fosse, non potrebbe essere un’espressione di questo coordinamento di associazioni e comitati che difendono l’ambiente di Anzio. Come appare logico che, se formiche non potranno mai fermare gli elefanti, associazioni e comitati non potranno fermare il 5G che, giova ricordare, è anche un’espressione di progresso. Ma la domanda resta una” il 5G è innocuo?”, “la sua compatibilità con la salute pubblica può considerarsi come verificata ? “.
La risposta è no. Centinaia di Sindaci italiani hanno deliberato di rimandare l’installazione
fino a che tale risposta non sia positiva. Per sapere a che punto siamo ad
Anzio, è stato chiesto di accedere agli atti del Comune per saperne di piu.
Segretario Generale
p.c. Presidente Commissione Ambiente
Assessore all’ Ambiente.
Gentile
Segretario Generale
OGGETTO
: Richiesta di accesso agli atti ai sensi dell’art. 22 della Legge 241/1990
smi.
Gentile Segretario Generale,
in considerazione del dibattito in corso a livello
internazionale sulla pericolosità del sistema di trasmissione dati di quinta
generazione definito con l’acronimo 5G, in considerazione del fatto che piani
di attuazione sono in atto in vari comuni italiani, molti dei quali hanno posto
in atto una moratoria nel piano di attuazione locale in attesa di verifiche
sullo stato di pericolosità, ritengo che i cittadini di Anzio debbano essere
informati sullo stato dell’arte in ambito comunale e su quanto è programmato in
merito a tale progetto, in quanto si tratta di materia che riguarda
la loro salute e di quelle dei loro figli.
Per tanto, il sottoscritto Sergio
Franchi, a nome e per conto del Coordinamento informale di Associazioni,
Comitati ed Enti denominato Uniti Per l’Ambiente, chiede di accedere agli atti
del fascicolo che contiene i documenti
relativi al piano di attuazione comunale delle comunicazioni approvato ed in
corso di attuazione.
L’accesso agli atti avverrà da
parte del personale che nell’ ambito della nostra organizzazione si occupa del
settore dell’inquinamento elettronico i cui nomi verranno forniti quando questa
richiesta sarà stata positivamente evasa e l’esito comunicato con lo stesso
mezzo.
La presente richiesta viene
giustificata dal fatto che Uniti Per l’Ambiente è un consesso che è portatore
di interessi della popolazione di Anzio.
Distinti saluti.
Anzio 4/10/2020
Dr. Sergio Franchi
La Commissione Ambiente si riunisce ma si dimentica
di Uniti Per l’Ambiente
UPA DIMENTICATA
Una Commissione Comunale può essere definita, in modo sintetico, come un contesto che, in modo permanente ovvero a tempo, si occupa di approfondire gli aspetti tecnici o procedurali riguardanti argomenti o provvedimenti trattati dal Consiglio Comunale o dalla Giunta. Le Commissioni Permanenti sono composte dai rappresentanti dei partiti presenti in Consiglio e, come previsto dall’ art 70 del Regolamento del Comune di Anzio ad esse possono essere ammessi, per cooptazione, un massimo di due membri tecnici esterni.
Membro
esterno: fu questa la funzione che il Sindaco ed il Presidente della
Commissione Ambiente indicarono per Uniti Per l’Ambiente all’ atto delle
chiusura della Commissione Speciale e ciò per dare una continuità all’ azione di
collaborazione di UPA nei problemi che riguardano gli aspetti ambientali di Anzio, Ma per collaborare
bisogna essere almeno in due: chi offre la collaborazione e chi l’accetta. Nel
caso in questione si è verificato che in due successive convocazioni della
Commissione Ambiente il membro cooptato in rappresentanza dei cittadini non sia
stato convocato e questo ha provocato la
lettera che segue diretta al Presidente della Commissione Ambiente:
Caro
Presidente,
Come è storicamente noto il coordinamento Uniti Per l’Ambiente, attraverso il suo portavoce, ovvero attraverso persona da questo delegata, fu designato dal Sindaco De Angelis, in occasione della chiusura delle Commissione Speciale, a prendere parte alle sedute della Commissione Ambiente in qualità di esperto permanente; come previsto dall’art 70 del Regolamento.
Per qualche ragione che non ci è dato di conoscere, durante la riunione della Commissione di alcuni mesi orsono Lei non ha disposto che il membro esterno di UPA venisse convocato per poi giustificare la mancata convocazione con la necessità di “rispettare le normative di sicurezza COVID”; fatto che personalmente apprezzo anche se riteniamo che i membri permanenti della Commissione siano costituiti della stessa materia umana che li rende .............al virus alla stessa stregua del sottoscritto o di un suo delegato. Durante la recente riunione della stessa Commissione la mancata convocazione si è ripetuta per cui ho chiesto quale ne fosse la ragione, al Sindaco De Angelis, anche al fine di verificare l’eventualità che il nostro apporto potesse essere diventato all ’improvviso superfluo ovvero se ci fosse stato un ripensamento. Avendo esclusa questa eventualità ed avendo da Lei avuto l’invito ad inviarLe la mia proposta,
Le riporto di seguito quanto intendiamo che venga considerato ai fini della prossima gestione delle raccolta dei rifiuti solidi urbani. Mi occupo del problema dei rifiuti da molti anni e, ben prima del Contratto Camassa, sviluppammo come Comitato per Lavinio e con la collaborazione del compianto Ing Natalini, un progetto pilota di raccolta differenziata che misi, inutilmente, a disposizione dell’Assessore in carica.
E’ storicamente noto che l’Ufficio dell’Assessore preferì scegliere una modalità decisa in “camera caritatis” che, insieme ad una gestione la cui efficacia è stata proposta all’attenzione della Corte dei Conti, si è rivelata inadatta alle condizioni ambientali di Anzio. Ricordo il Sindaco Bruschini definire onestamente quella modalità e quindi quel capitolato “del tutto inadatti per Anzio”.
Ho in più occasioni raccomandato a coloro che sono responsabili di prendere decisioni di non commettere lo stesso errore perchè la disastrosa gestione della raccolta, che ha visto per anni montagne di rifiuti in strada, è dipesa da un capitolato inadatto, da una conduzione poco efficiente e da una scarsissima partecipazione da parte dei cittadini sia sul piano della collaborazione e sia su quello della contribuzione. Se non vengono rimosse alcune delle ragioni radicali, con decisioni adeguate, vedremo ripetersi situazioni di cui molti abitanti dei quartieri di Anzio hanno dovuto vergognarsi nel ricevere ospiti.
Forse è il caso di evitare l’inutile palliativo delle telecamere o quello dell’inefficace caccia all’ “incivile” e cercare di risolvere gli aspetti di un sistema piuttosto compromesso con la necessaria professionalità. Ritengo quindi necessario proporre l’apertura di un tavolo di lavoro, a cui intendiamo dare la nostra collaborazione che, in un tempo brevissimo assegnato, prenda in esame le modalità della raccolta e recepisca in modo organico e nell’ ambito della normativa vigente le istanze che vengono dai cittadini. Quei cittadini che, se non coinvolti, faranno fallire qualsiasi servizio verrà posto in essere.
La invito a
ricordare che il sistema di finanziamento del servizio è tariffario per cui
sono gli utenti a finanziarlo e sono gli stessi utenti che devono diventare
attori di quanto pagano . Questo rimuoverà la ragione di ogni inadempienza e
giustificherà ogni azione coercitiva che dovrà necessariamente essere posta in
atto dall’ Ufficio Tributi, sul piano fiscale e dalla Polizia Locale per la
parte operativa. Solo questa è la condizione in cui gli utenti in regola
potranno essere chiamati a collaborare con l’Amministrazione. Il Servizio di raccolta
dei rifiuti si gestisce con i cittadini e non contro di loro.
Restiamo
in attesa di conoscere l’esito della nostra proposta.
Mentre il Litorale va in stampa, debbo precisare di essere stato contattato dal Sindaco di Anzio il quale mi ha invitato a prendere visione del capitolato di gara per fare proposte. Lo stesso ha fatto il Presidente della Commissione Ambiente che mi ha contattato mentre era fuori sede. Ho offerto al Sindaco la mia disponibilità confermandola anche al Presidente della Commissione ed ho pregato affinché mi venga fornita una copia del documento contrattuale per un breve tempo strettamente indispensabile a leggerlo con la necessaria attenzione ed a formulare qualche proposta scritta basata su anni di osservazione del servizio.
Ho anche chiarito loro che non è mia
intenzione causare ritardi alla procedura in quanto il tempo necessario è molto
limitato. Terremo informati i cittadini sul prosieguo di questo importante segno di collaborazione.
Sergio Franchi
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